Molti mi chiedono perchè mi batto così tanto affinchè i figli, nell’ambito di una crisi familiare, abbiano la possibilità di vivere un rapporto paritetico con entrambi i genitori, lottando e lavorando ogni giorno sul campo, nei tribunali al fine di porre fine alla scelta di un genitore preferenziale. Che sia esso la madre o il padre. L’affido condiviso oggi non è parità genitoriale.
Ho vissuto in una famiglia nella quale entrambe le figure genitoriali collaboravano, si sacrificavano per garantire la serenità a noi figlie. Fino a che nell’agosto del 1996, quando avevo solo 20 anni, mio padre morì improvvisamente. Mia sorella minore aveva solo 11 anni.
La sua perdita fu devastante. Mia madre era una donna forte. Nel corso degli anni, ha sempre cercato di garantire un grande equilibrio in un nucleo familiare in cui il ruolo paterno ero oramai vacante. A noi figli non è mai mancato nulla dal punto di vista economico, benchè la mia famiglia non fosse ricchissima. Tuttavia, per molti anni dopo la morte di mio padre, non raccontavo a nessuno, neanche a miei amici universitari, che non avevo più il papà. Lo sentivo come un handicap, come una mancanza di valore per me. Mio padre è stata una figura di equilibrio insieme a mia madre, una donna forte che ha poi abbracciato le sue tre figlie in una morsa di protezione contro il dolore.
L’assenza della figura genitoriale è stata comunque percepita in molti aspetti, sebbene mia madre, unica figura rimasta, ha saputo mantenere il ricordo e la presenza, proiettando in qualche modo la sua figura tutti i giorni per anni. Mi chiedo sempre come sarebbe stata la mia vita, se ci fosse stato anche mio padre nelle mie scelte post universitarie, lavorative, sociali. Ci tengo a sottolineare che la grandezza di mia madre è stata quella di ricordare sempre a tutti noi la figura paterna, mantenendone vivo il ricordo, il modo di pensare ed il ruolo che lui aveva prima.
Veniamo ora alla riflessione di tante famiglie in disgregazione. Di tanti figli che pur avendo entrambi i genitori vivi devono viverli a tempo, parzialmente, secondo calendari standard, con provvedimenti che prediligono un genitore sull’altro.
Riflettiamo mai al dolore dei figli di dover scegliere, o di essere costretti a stare con l’uno o con l’altro secondo le decisioni di un terzo che non sia un loro genitore? Consideriamo ciò che togliamo ai nostri figli, mentre entrambe le figure genitoriali sono in vita, e salvo i casi di incapacità, possono insieme lavorare per non far pagare il prezzo di una crisi ai ragazzi?
Si smette di essere marito e moglie ma non si è mai ex genitori. Allontanare il figlio da un padre o da una madre avrà un prezzo alto che pagheranno loro. Se un figlio è orfano può vivere nel ricordo e nella proiezione dell’altro. Se non lo è, vivrà solo il dolore di un’assenza senza giustificazione. Un dolore che non è simile a quello di una malattia grave.
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