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Famiglia del Bosco: cosa dice davvero il provvedimento del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila

Perché tutti parlano della “famiglia del bosco”

La vicenda della famiglia del bosco ha diviso il Paese: chi parla di persecuzione verso chi sceglie uno stile di vita alternativo, chi parla di tutela dei minori.
Come sempre, però, senza leggere gli atti non si può capire nulla.

Il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, con provvedimento del 13 novembre 2025 (N. RG 454/2025), ha ricostruito dettagliatamente la situazione.
Quello che emerge – dai documenti, non dalle opinioni – è molto diverso dalle narrazioni circolate online.

Questo articolo riassume il provvedimento in modo chiaro, professionale e facilmente verificabile.


1. Famiglia del bosco: il contesto che ha portato all’intervento

L’intervento non nasce dallo “stile di vita nel bosco”, ma da un accesso in pronto soccorso per ingestione di funghi, episodio che ha richiesto accertamenti anche sul comportamento dei minori durante le cure e ha attivato la segnalazione ai servizi sociali.

Da quel momento sono emersi una serie di elementi che il Tribunale definisce convergenti e preoccupanti.


2. L’abitazione: rudere privo di impianti essenziali

Secondo la relazione del Servizio Sociale e dei Carabinieri:

  • l’immobile risultava privo di impianto elettrico certificato,
  • privo di impianto idrico,
  • privo di impianto termico,
  • privo di collaudo statico,
  • con assenza di agibilità,
  • e condizioni di salubrità non verificabili.

La perizia del geometra incaricato dalla famiglia non è stata ritenuta sufficiente e non conteneva i documenti previsti dalla normativa.

Il Tribunale richiama la presunzione di pericolo ex lege (art. 24 TUE) per assenza di condizioni minime di sicurezza e igiene.


3. Istruzione parentale: documentazione incompleta

Il caso “famiglia del bosco” è diventato simbolo dell’homeschooling, ma gli atti riportano dati precisi:

  • è stato prodotto un solo certificato di idoneità (per la maggiore),
  • nulla è stato depositato per gli altri minori,
  • il progetto educativo e i documenti richiesti non risultavano né presentati né visionati dalla scuola competente,
  • i servizi non hanno ricevuto la documentazione prevista dalla legge.

Il Tribunale evidenzia la violazione del diritto dei minori alla vita di relazione (art. 2 Cost.), non solo quello scolastico.


4. Isolamento sociale: rischio elevato per lo sviluppo

Ampia parte del provvedimento è dedicata al tema della deprivazione del confronto tra pari, con citazioni dirette di:

  • Piaget
  • Vygotskij
  • Bronfenbrenner
  • Bandura
  • Erikson

Il giudice sottolinea che l’età 6–11 anni è cruciale per:

  • sviluppo dell’identità,
  • regolazione emotiva,
  • confronto con il gruppo dei pari,
  • acquisizione di competenze socio-relazionali.

La mancanza di pari e di attività sociali viene valutata come fattore di rischio psicologico ed educativo.


5. Rifiuto dei controlli sanitari obbligatori

È uno dei punti centrali.

Il Tribunale accerta che i genitori:

  • hanno rifiutato la visita pediatrica,
  • hanno rifiutato la valutazione neuropsichiatrica infantile,
  • hanno rifiutato gli esami richiesti dalla pediatra,
  • hanno dichiarato che avrebbero acconsentito solo in cambio di 50.000 euro per ciascun minore.

Il provvedimento definisce questo elemento gravissimo e incompatibile con la tutela dei minori.


6. Mancata collaborazione con i servizi sociali

Gli atti riportano:

  • interruzione dei colloqui,
  • impedimento dell’accesso all’abitazione,
  • mancata consegna della documentazione sanitaria e scolastica,
  • mancata partecipazione alle attività di supporto richieste dal servizio.

La collaborazione iniziale, tramite mediazione, non è stata poi rispettata.


7. Esposizione mediatica dei minori

Il Tribunale contesta ai genitori di aver:

  • partecipato a un programma televisivo nazionale (“Le Iene”),
  • diffuso immagini e dati idonei a identificare i minori,
  • violato l’art. 50 del Codice Privacy e l’art. 16 della Convenzione ONU.

Questo comportamento viene ritenuto pregiudizievole per l’identità e la riservatezza dei minori.


8. Le decisioni del Tribunale

Il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha disposto:

  1. sospensione della responsabilità genitoriale
  2. nomina del tutore provvisorio
  3. allontanamento dei minori dall’abitazione
  4. collocamento in casa-famiglia insieme alla madre
  5. intervento della forza pubblica per l’esecuzione
  6. comunicazione del provvedimento a Regno Unito e Australia

Motivazione:
i genitori non hanno consentito le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori e non hanno garantito condizioni adeguate di sicurezza, istruzione e socializzazione.


9. Famiglia del bosco: non è una questione ideologica, ma giuridica

Dal provvedimento emerge una valutazione tecnica, non politica:
il tema non è vivere in un bosco, né avere una stufa, un pozzo o il fotovoltaico.

Il nodo è uno solo:

👉 il rifiuto sistematico dei controlli obbligatori su minori segnalati come potenzialmente vulnerabili.

Finché gli atti non saranno smentiti da accertamenti successivi, il Tribunale è tenuto a intervenire.

10. La polemica sul “doppio standard” e il paragone con i casi Rom

Nelle discussioni pubbliche sul caso della famiglia del bosco è emersa una forte polemica: molti utenti sostengono che, in situazioni simili, lo Stato non sarebbe intervenuto con la stessa severità nei confronti delle famiglie Rom o Sinti che vivono in accampamenti privi di servizi essenziali.

È una critica diffusa, comprensibile sul piano emotivo, ma che non incide sul piano giuridico.

Il Tribunale, infatti, ha ribadito che:

  • la tutela dei minori non opera per analogia,
  • ogni caso viene trattato sulla base degli atti specifici,
  • l’eventuale inazione dello Stato in altre situazioni non giustifica la mancata protezione dei minori di questo procedimento.

Il paragone con i campi Rom riguarda una lacuna storica delle politiche pubbliche, ma non ha alcun peso nella valutazione tecnica del Tribunale. L’ordinanza sottolinea che:

“La presenza di criticità analoghe altrove non costituisce motivo per non intervenire quando i rischi sono attuali, documentati e non sanabili per mancanza di collaborazione dei genitori.”

In altre parole, il possibile “doppio standard” è un problema politico, non giuridico.
E nel caso della famiglia del bosco, gli elementi raccolti — rifiuto dei controlli sanitari, impossibilità di verificare la sicurezza dell’abitazione, documentazione scolastica incompleta, isolamento sociale, mancata collaborazione — imponevano l’intervento immediato, indipendentemente da ciò che accade in altre comunità.


Conclusione

Il caso della famiglia del bosco non riguarda il conflitto tra natura e città, tra vita alternativa e vita moderna.
Riguarda ciò che la legge italiana impone quando ci sono:

  • condizioni abitative non certificate,
  • documentazione scolastica incompleta,
  • isolamento sociale significativo,
  • rifiuto dei controlli sanitari obbligatori,
  • mancata collaborazione con i servizi pubblici.

Il provvedimento è tecnico, dettagliato e basato su accertamenti.
Prima di parlarne, è necessario leggerlo nella sua interezza.

Se desideri una consulenza presso il nostro studio sul tuo caso, puoi inviare un sms whatsapp al numero 3514710155

7 commenti su “Famiglia del Bosco: cosa dice davvero il provvedimento del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila”

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