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Obbligo dei figli maggiorenni di partecipare alle spese familiari

Obbligo dei figli maggiorenni economicamente indipendenti di contribuire alle spese di casa: cosa prevede la legge

In molte famiglie italiane si pone una questione delicata: l’obbligo dei figli maggiorenni di contribuire alle spese domestiche quando sono economicamente indipendenti.
Molti genitori si chiedono: se mio figlio maggiorenne lavora, è tenuto ad aiutare nelle spese di casa?
La legge italiana, attraverso l’articolo 315-bis e l’articolo 433 del Codice Civile, dà una risposta chiara: esiste un vero e proprio obbligo legale.

Vediamo insieme cosa prevedono queste norme e come tutelare i propri diritti.

Articolo 315-bis c.c.: l’obbligo dei figli maggiorenni di contribuire alle spese domestiche

L’articolo 315-bis del Codice Civile, introdotto dalla riforma della filiazione (Legge n. 219/2012), stabilisce che:

“Il figlio deve rispettare i genitori e deve contribuire, in relazione alle proprie capacità, alle proprie sostanze e al proprio reddito, al mantenimento della famiglia finché convive con essa.”

Cosa significa?
Se un figlio maggiorenne:

  • È economicamente indipendente (ovvero ha un reddito stabile e adeguato);
  • Continua a convivere nella casa familiare;

ha il dovere legale di partecipare alle spese domestiche proporzionalmente alle proprie possibilità economiche.

Quando scatta l’obbligo figli maggiorenni r spese domestiche: indipendenza economica

Non ogni attività lavorativa rende un figlio indipendente.
La giurisprudenza ritiene che l’indipendenza esista solo quando il lavoro è stabile, adeguatamente retribuito e compatibile con il percorso di formazione svolto.

Esempi:

  • Lavoro a tempo indeterminato = sì, indipendenza.
  • Contratto precario o reddito irrisorio = no, non necessariamente indipendenza.

Differenza tra obbligo figli maggiorenni spese domestiche e obbligo di alimenti (art. 433 c.c.)

Accanto all’articolo 315-bis, è importante richiamare anche l’articolo 433 del Codice Civile, che disciplina l’obbligo alimentare.

In caso di stato di bisogno dei genitori (ad esempio per malattia, invalidità o grave difficoltà economica), i figli maggiorenni sono obbligati a fornire gli alimenti, ossia quanto necessario per la sopravvivenza dignitosa.

In pratica:

  • Se il genitore è in stato di necessità, può chiedere anche giudizialmente che il figlio maggiorenne lo aiuti economicamente.
  • L’importo sarà stabilito dal giudice, tenendo conto delle possibilità del figlio.

Quali spese devono essere coperte dal figlio maggiorenne?

Il contributo riguarda in generale tutte le spese connesse alla vita familiare, tra cui:

  • Bollette (luce, gas, acqua, internet)
  • Spese alimentari
  • Canone di locazione o rate del mutuo
  • Spese condominiali
  • Manutenzione ordinaria dell’immobile

Attenzione: il contributo non deve essere confuso con il mantenimento dei genitori a livelli di lusso o superiori al necessario.

Cosa possono fare i genitori se il figlio si rifiuta di contribuire?

Se il figlio, pur avendo reddito, si rifiuta ingiustificatamente di partecipare:

  • È consigliabile iniziare con una mediazione familiare.
  • Se il problema persiste, si può avviare un procedimento giudiziale per ottenere il riconoscimento del diritto al contributo.
  • In caso di stato di bisogno, si può agire direttamente ex art. 433 c.c. per ottenere gli alimenti.

Conclusioni

La solidarietà familiare è un valore tutelato dal nostro ordinamento.
Quando un figlio maggiorenne è economicamente indipendente e vive ancora con i genitori, è obbligato per legge a contribuire alle spese domestiche (art. 315-bis c.c.) e, in caso di necessità, a prestare gli alimenti (art. 433 c.c.).

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