L’assenza del padre espone i figli anche a rischi di depressione. La ricerca lo conferma
Nelle separazioni personali tra i coniugi, assistiamo troppo spesso ad un ridimensionamento della figura e della presenza del padre nella vita dei figli. Nonostante l’istituto dell’affido condiviso, i provvedimenti dei tribunali realizzano nei fatti un affido ad un solo genitore. Si decide per una collocazione prevalente alla madre nel 90% dei casi ed un calendario di visita con un paio di giorni infrasettimanali per il padre e weekend alterni. In caso di bambini molto piccoli, il pernotto è escluso fino al raggiungimento dei 3/4 anni di età, ritenuta dalla giurisprudenza un fase di crescita tale da consentire il pernotto presso il padre.
Secondo uno studio condotto nel Regno Unito su famiglie separate e divorziate, in cui vi era la presenza di adolescente con evidenti segni di depressione, è risultato evidente che l’assenza del padre nell’infanzia fino ai 5 anni era collegata ad un incremento dei sintomi della depressione nei ragazzi di 14 anni. Questa evidenza era particolarmente forte tra le ragazze rispetto ai ragazzi. Questi stessi risultati non emergevano nelle famiglie in cui l’assenza del padre si era determinata in un’età post infanzia.
Secondo altra ricerca nel 2015, condotta dalla Society for Reserach in Child Development, ha mostrato come il coinvolgimento del padre nelle necessità dell’infante tra i 3 e 6 mesi, contribuisca ad un miglioramento del sonno e dello sviluppo del bambino. Ciò è causato dalla possibilità della madre di riposare di più grazie all’aiuto ed alla collaborazione del padre, consentendo un migliore accudimento del minore.
La collaborazione ed il contributo paterno, in assenza di elementi che inficino la responsabilità genitoriale, è necessario anche nelle coppie in fase di separazione. La cessazione della convivenza determina sicuramente uno stress ed un aggravio di compiti a carico del genitore con cui continuano a convivere i minori.
Una analoga ricerca ha dimostrato che l’assenza del padre è associata a disturbi comportamentali nei figli. Questo studio ha analizzato la relazione tra l’assenza del padre (non residenza) e il comportamento problematico del bambino nei primi anni. Sono state analizzate coppie di famiglie conviventi e coppie di famiglie separate.
L’assenza del padre all’età di 3 anni prediceva una maggiore probabilità che il bambino manifestasse difficoltà all’età di 5 anni, così come l’assenza del padre all’età di 5 anni per le difficoltà t all’età di 7 anni.
Conclusioni
L’assenza del padre sembra essere principalmente la causa, piuttosto che l’esito, del comportamento problematico del bambino e colpisce allo stesso modo ragazzi e ragazze.
Queste evidenze devono certamente indurre ad una seria valutazione sul garantire ai minori una reale presenza di entrambe le figure genitoriali. E’ necessario anche predisporre degli interventi seri e forti laddove vi siano comportamenti dei genitori squalificanti l’altra figura o addirittura impeditivi dei rapporti con l’altro. In questi casi, il Tribunale deve intervenire in maniera seria attraverso tutti i servizi ausiliari sul territorio per garantire una stabilità affettiva ai minori.
Se vivete una situazione drammatica nella vostra crisi familiare, rivolgetevi ad un avvocato matrimonialista esperto che possa indicarvi la strada migliore da seguire.
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