La madre è inidonea a svolgere la figura di genitore collocatario. E’ questa la decisione del Tribunale di Bari che finisce per concludere sulla madre per «l’assoluta inidoneità a rendersi affidataria in condiviso della minore».
La storia
La donna aveva «indotto sua figlia a rifiutare la figura paterna», nonostante i rapporti tra padre e piccola «si fossero rivelati fin da subito non soltanto praticabili ma anche ispirati ad un sincero rapporto affettivo». Nella relazione dei servizi sociali viene inoltre «stigmatizzata la discontinuità della presenza ai colloqui» della madre che avrebbe anche disertato gli appuntamenti con scuse di varia natura. La donna dimostrava una palese «indisponibilità a rendersi più collaborativa». La donna, ad esempio, «non è mai intervenuta in maniera assertiva, sincera e collaborativa per il bene della figlia» e non si sarebbe preoccupata della corretta alimentazione della bambina limitandosi spesso a farla pranzare in fast food e «comunque sottoponendola ad una dieta alimentare non consona alla sua età», circostanza che ha determinato nella piccola una «condizione di evidente obesità, esponendola a gravi rischi per la sua salute».
A nulla sono valse le ammonizioni (200 euro per ogni violazione del diritto di visita paterno) e nemmeno la condanna al pagamento di 2.000 euro in favore della casse delle ammende.
La piccola, dunque, andrà da suo padre che da quattro anni non riusciva a vedere la figlia.
La madre, inoltre, «ha anche dimostrato di non essere in grado di aiutare e assistere adeguatamente» la figlia neppure durante il percorso di studi come dimostra il «rendimento scolastico lacunoso» della piccola. Un andamento in classe che «va immediatamente recuperato attraverso il cambio di collocamento e anche dell’affidamento», scrive il Tribunale. Una decisione «finalizzata a favorire proprio quel recupero della relazione padre-figlia che non deve essere ulteriormente pregiudicata dall’influenza materna». Peraltro, bisogna anche tenere conto della personalità in corso di formazione di una bimba di 9 anni da tutelare che «va sottratta al deleterio ambiente famigliare». In sintesi, spetterà d’ora in poi al padre «assumere da solo tutte le decisioni più importanti per la vita di sua figlia». Per evitare che la madre «possa ulteriormente esplicare la sua negativa capacità di condizionamento sulla minore», sospesi al momento i rapporti».
Il Tribunale di Bari ha affidato una bimba di 9 anni «in via super esclusiva al padre», sospendendo temporaneamente gli incontri madre/figlia fino all’esito positivo del percorso di recupero delle proprie capacità genitoriali, anche attraverso un sostegno psicologico cui dovrà sottoporsi in consultorio famigliare
Questo è un provvedimento importante del Tribunale civile che assume una posizione importante e coraggiosa in materia di condotte alienanti ed ostative all’accesso all’altro genitore.
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